Bonito, dignità e coraggio di un eroe che non si arrese mai
di Michele Fiorini
(tempo di lettura dell’articolo: 4 minuti)
(durata del video 1h 48′ 12″)
Bonito da Silva. Un soprannome che è tutto un programma. Dato la sera prima del Palio di esordio del 16 agosto 1986, corso con la Contrada della Selva su Paco, un cavallino che non è ricordato come un fulmine nella Storia del Palio di Siena.
Bonito da Silva, si diceva. Il dottor Fabio Rugani, storico Capitano della Contrada di Vallepiatta, avrà sicuramente pensato a qualche centravanti brasiliano, quando s’inventò questo soprannome. Erano gli anni di Zico, Falçao, Toninho Cerezo e Junior. Nomi lunghi un chilometro che evocavano favoleggianti serpentine nei campi da calcio. E che ispiravano i contradaioli senesi, sperando che le stesse serpentine potessero ripetersi nella spianata o alla Fonte Gaia durante il Palio. Ovviamente “da Silva” faceva riferimento alla Contrada della Selva, che lo fece esordire.
Quel Palio di esordio non fu, per così dire, brillante, ma consacrò alle cronache paliesche Guido Tomassucci, fantino diciottenne proveniente dalla Tuscia laziale.
La Selva iniziava così un altro dei suoi rapporti stabili con giovani fantini, che l’ha portata negli ultimi decenni a far esordire, e vincere, tanti giovani fantini, “fatti crescere” nella Tuscia viterbese e portati poi a Siena.
Fu al secondo Palio che Bonito da Silva ebbe l’occasione della vita. Fu chiamato a montare Vipera, un cavallo che era tutto un programma anche lui. E una partenza fulminea, tra l’altro di rincorsa, fece di quel Palio una delle corse entrate nella Storia, proprio perché è sempre stato difficilissimo vincere partendo dal verrocchino. Fu il cosiddetto “palio del ditino” di Vipera, il Palio di Fabio Rugani, personaggio sempre circondato da un alone di mistero e di magia.
Un trionfo imperioso, quanto forse anche inaspettato, in primis dal fantino stesso, che si trovò catapultato in una realtà vittoriosa, fatta di gloria e onori.
Da quel momento, quando sembrò proprio che la carriera di Bonito volgesse al bello stabile, iniziò un periodo difficile. Al Palio di agosto del 1987 Bonito fu spedito a provare Galleggiante nella Tartuca, ma poi fu richiamato nella Selva a montare Ciriaco III, anch’esso un barbero che non ha mai impressionato, pur essendo potente. Ma il peggio doveva ancora venire. Appena partito militare, durante una corsa ad Anguillara (Roma), per cui aveva ottenuto un permesso dalla caserma, il cavallo gli crollò di brutto, Bonito cadde e si perforò un polmone con la clavicola che gli si spezzò dentro in corpo. Fu la prima di tante battute d’arresto che metteranno in ginocchio la carriera di Guido Tomassucci. Come nell’aprile del 1990, quando, sempre ad Anguillara, durante un allenamento a cavallo un aereo leggero precipitò dal vicino campovolo e gli piombò addosso, polverizzando i suoi sogni di fantino. Sopravvisse, ma fu un altro colpo tremendo. E non è finita. Nell’autunno del 1995 in una corsa fuori da Siena, Tomassucci cadde da cavallo e un cavallo che lo seguiva lo travolse, schiacciandolo sotto il suo peso. Fu il buio. Un lungo tunnel, Guido andò in coma per lunghi mesi e rimase per quattro anni senza parlare. Di lui si ricordano Palii degni del suo nome di gran fantino, ma fatti tutti in silenzio, silenzi in cui ci si poteva capire con gli addetti alla Stalla e allo Staff Palio solo a gesti e a occhiate.
Di Guido Tomassucci, nessuno a Siena ha mai parlato male. Un fantino che ha onorato tutti i giubbetti che ha indossato, facendo dei Palii notevoli, come quello dell’agosto 1990 dove solo il tritello finale, passato alla Storia, consegna la vittoria a un incredulo Cianchino su Pytheos per il Valdimontone, dopo che Bonito aveva fatto una corsa eccezionale nel Leocorno con Benito III. Cadrà anche lì rovinosamente e si romperà un braccio, mentre gli altri fantini Massimino II e Il Bufera non si fanno nulla. Un altro Palio dove Bonito fece capire di che pasta era fatto fu quello con l’Oca del 16 agosto 1991, corso con Figaro. Anche lì un po’ di sfortuna e l’aver trovato Il Pesse dei record con Pytheos in un altro Palio passato alla Storia, per il tempo della corsa, che è rimasto record assoluto fino all’agosto 2015.
La carriera di Bonito Da Silva si concluse nel 2004 simbolicamente di rincorsa, così come di rincorsa è stata tutta la sua vita. Ci colpisce una sua frase pronunciata nel corso dell’intervista: “Nella vita si può fare anche bene, ma ci vuole la fortuna”.
Questa puntata di “Ricordi di Palio” è stata registrata nella Sala delle Vittorie della Contrada della Selva, davanti al drappellone vinto grazie a Bonito Da Silva. Alla puntata è stato sempre presente il grande Roberto Marini, ex Capitano della Contrada. Una puntata molto difficile, per noi del Gruppo di “Ricordi di Palio”, con Michele Fiorini che ha fatto fatica a tirare fuori le parole da Bonito. Sicuramente la puntata più sofferta fino ad oggi mai registrata, anche psicologicamente, per le lunghe pause che ci sono state, per i ripensamenti, i dubbi e i ricordi di sofferenza del fantino. Un fantino che fino a ieri era stato praticamente dimenticato dai senesi e da Siena, il cui destino solo pochi conoscevano, tra chi lo ha conosciuto meglio dei contradaioli. Una puntata, speriamo, che possa rendere merito a Guido Tomassucci uomo, prima ancora che al guerriero eroico che fu come fantino.
Buona visione!
Fabrizio Gabrielli
Riferimenti:
La scheda di Guido Tomassucci detto Bonito da Silva su ilpalio.org
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