Bastiano, da Vèscona all’Immortalità
di Michele Fiorini, Simonetta Losi e Michele Masotti
(tempo di lettura dell’articolo: 4 minuti e 30″)
(durata del video 4h 19′ 42″)
Tante volte i nomi dicono più cose di quanto si pensi. Da uno che di nome si chiama Silvano, che cosa ci si aspetta se non che esordisca con la Contrada della Selva? Soprannominato col nome di battaglia di Bastiano, in onore di San Sebastiano, Santo Protettore della Contrada della Selva, questo “battesimo” gli portò molta fortuna e un legame con la Contrada di Vallepiatta che è rimasto nella Storia del Palio.
È lui stesso a non aver mai fatto mistero di essere un contadino, dedito alla terra e alla famiglia numerosa da cui proviene. Nato alle porte di Siena, sulle crete senesi, Bastiano cresce da ragazzino col mito del Palio. A 12 anni vuole un ciuco per andare a correre il Palio e i vicini di casa ci ridono su, senza immaginare che il ragazzo è così determinato da riuscire a realizzare il suo sogno, non solo di correre il Palio (ovviamente non a dorso di asino), ma di vincerlo solo pochi anni appresso. È il 1978 e Bastiano esordisce vittorioso per la Selva con Urbino, uno dei pochi fantini a vincere all’esordio in Piazza del Campo (l’ultimo ad essere riuscito nell’impresa è Jonatan Bartoletti, detto Scompiglio, il 16 agosto 2007).
È così che inizia il racconto della nostra storia, con Michele Fiorini che si avvicina con discrezione al fantino di Vèscona, per riuscire a carpirgli aneddoti e segreti di una carriera durata 18 anni, con 30 Palii corsi e 5 Carriere vinte per 4 Contrade diverse: la Selva, che lo lanciò e per cui vinse due volte nel 1978 e 1980, poi l’Aquila a cui fece seguito la vittoria del 1981, il Leocorno nel 1983 e la Giraffa nel 1990.
La lunga intervista a Bastiano inizia con il racconto dell’infanzia e della giovinezza, in un lungo cammino di iniziazione passato per l’apprendimento del mestiere di fantino, grazie a Ganascia e Ciancone, per poi approdare progressivamente a Siena con i primi contatti con la Nobile Contrada del Nicchio e il suo storico Capitano Mario Cioni. Ma l’esordio nel Nicchio sfuma ed è la Contrada della Selva, con Capitan Roberto Marini che ne plasmerà il suo sviluppo e la sua carriera fin dall’esordio vittorioso.
In questa intervista non mancano colpi di scena, con aneddoti rivelati per la prima volta o, al contrario, già ben noti, ma di cui si apprezzano nuovi particolari. Non è un mistero la rivalità storica di Bastiano, durata fino al 1990 con Aceto, poi sfociata in un’amicizia che dura tutt’oggi davanti alle telecamere di Canale 3 nei giorni di Palio. Ma non è altrettanto un segreto l’aspra rivalità che Bastiano ebbe con Cianchino.
Bastiano non le ha mai mandate a dire a nessuno. Questo si sa, è notorio. È il suo carattere, “da contadino”, di cui lui non ha mai fatto mistero e di cui perfino si compiace, talora, se sollecitato da Michele Fiorini, su determinati comportamenti assunti negli anni.
Storica la sua rivalità col Grinta, fantino del Drago, che provocò perfino dei problemi tra le due Contrade di Selva e Drago a fine anni Settanta, col Palio dell’agosto 1979.
E storiche sono le sue due prime vittorie nella Selva, la Contrada che lo fa debuttare e che gli dà fiducia anche con cavalli come Urbino, che lo consacra a fantino vittorioso, nonostante avesse tutto contro – tranne Capitan Marini e il popolo della Contrada della Selva.
Un successo bissato nel Palio Straordinario del 1980, quando Bastiano monta Panezio e vince un Palio stratosferico con un cavallo che scriverà la Storia del Palio come lui.
Passa solo un anno e Bastiano lo ritroviamo nella Nobile Contrada dell’Aquila, dove va a vincere con un altro storico cavallo, Rimini, un Palio che ancora oggi è rimasto nella Storia per il distacco inflitto agli avversari.
Già fosse finito qui, il nostro racconto, sarebbe quello di un fantino entrato nella Storia, ma il racconto prosegue con tutte le Carriere disputate da Bastiano. Insieme a lui, Michele Fiorini chiede chiarimenti, spiegazioni, rivelazioni e aneddoti che possano accrescere il nostro patrimonio di conoscenze paliesche.
Si apprende così del rapporto stretto che s’instaura in quegli anni con la Torre e col suo Capitano Artemio Franchi, che morirà in un incidente stradale la sera prima della Tratta del 13 agosto 1983, mentre il dirigente lo stava andando a trovare a casa per fare due chiacchiere.
Viene poi la storica vittoria del 3 luglio 1983 nel Leocorno con Benito scosso, una vittoria rocambolesca che abbiamo già ricordato con Giuseppe Pes, detto Il Pesse per un “misterioso” nerbo alzato, e quella con Galleggiante nel 1990 nella Giraffa, con Capitan Romano Rossi, vittorie che completano il quadro di una carriera tra le più fulgide per i fantini di tutto il Novecento, non senza che sia stata analizzata ogni singola Carriera, ogni singolo cavallo, ogni singolo infortunio occorso al fantino di Vèscona, dentro e fuori Piazza del Campo.
Sì, perché oltre agli incidenti gravi in Piazza (calci di contradaioli, oggetti contundenti scagliati sulla schiena a fine Palio, palchi che gli crollano addosso al Casato, materassi divelti a San Martino, zoccolate in testa e una gamba accorciata di 4 cm per due diversi incidenti) ci sono anche gli incidenti in campagna, tra cui una mietitrebbia che gli passa sopra la gamba e cadute dal camion pieno di balle di fieno.
Insomma ce n’è per tutti i gusti, in questa intervista che sicuramente resterà negli annali del Gruppo “Ricordi di Palio”, con tanto di testimonianze di chi ha conosciuto bene il “contadino di Vèscona”.
Buona visione!
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!