Allegoria del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti
Foto tratta da Wikipedia.org

Gli effetti del Buongoverno di Ambrogio Lorenzetti, Palazzo Pubblico, Siena

Il 10 febbraio 1287 inizia l’era del “Governo dei Nove”

Sopravvalutata leggenda autocelebratoria o vera pietra miliare della Storia di Siena?

(tempo di lettura dell’articolo: 3 minuti e 30″)

Alcune pagine di Storia (non solo di Siena, bensì di tutti i luoghi e paesi) subiscono uno strano Destino: per ragioni varie finiscono per diventare leggende, che poi, quando senti parlare gli storici veri (non noi, umili appassionati!) vengono drammaticamente ridimensionate al loro vero, scarso valore. Siena è una città carica di Storia, quella con la “S” maiuscola, una città che è stata, ed ancora è, perfino suo malgrado, alla ribalta internazionale e mondiale. Fu così, sicuramente, nel Duecento e nel Trecento, quando Siena fu polo attrattivo nelle strategie politiche e nello scacchiere delle alleanze di tutta Europa.

Il Governo dei Nove (1287-1355) è una di queste pagine che ancora oggi viene citata come un periodo di cruciale importanza. Ma si tratta di una leggenda o di una vera pietra miliare?

Il Governo dei Nove nasce all’indomani della sconfitta di Siena ghibellina ad opera dei guelfi della nemica di sempre. Analizzando il quadro, si scopre così che la battaglia di Montaperti (4 settembre 1260) non è altro che una breve parentesi di entusiasmo, l’acme, l’apice della potenza e del prestigio di Siena ghibellina, che dovette soccombere di lì a poco al guelfismo. Nel 1266 muore Manfredi di Svevia (figlio illegittimo di Federico II di Svevia, “stupor mundi”) durante la battaglia di Benevento (26 febbraio 1266), gli Angiò si prendono il Regno di Sicilia e nel 1268, con la battaglia di Tagliacozzo (23 agosto 1268), fanno fuori anche Corradino di Svevia, nipote di Manfredi, salito al trono imperiale dopo la morte dello zio, ormai un fantoccio. Ma Siena è indomita e un tale Provenzano Salvani, riarma un esercito ghibellino per tentare un ultimo disperato assalto alla nemica di sempre. Morirà Provenzano e tutte le speranze del ghibellinismo senese nella tristemente nota battaglia di Colle Val d’Elsa (16 e 17 giugno 1269), in cui le armate di Carlo d’Angiò sconfiggono definitivamente le ambizioni senesi.

Chiusosi il dominio imperiale della Casata Sveva in Italia, gli Angiò, tradizionali alleati del Papa, e storici guelfi hanno il sopravvento. Siena non può quindi far altro che diventare guelfa, non foss’altro che per assecondare le spinte economiche della città. È proprio vero che la Storia la fanno i vincitori! Cambiato il vento della politica, ridimensionato il ruolo di Siena nello scacchiere internazionale, ci si pone il problema di come riuscire a governare una città che è così importante dal punto di vista economico. La risposta a Siena non tarda a venire con il Governo dei Nove, vero esempio di potere diffuso, dato il fatto che la carica durava solo due mesi.

Ovviamente si chiamò “dei Nove” perché nove erano i componenti della giunta di governo della città. Si trattava di persone scelte da una commissione ristretta, che includeva il Podestà e Capitano del Popolo, che erano ufficiali forestieri extra-moenia che dovevano sovrintendere alle scelte (venendo loro da fuori Siena). C’erano poi i Consoli della Mercanzia (organizzazione generale degli imprenditori, salvo quelli della lana), oltre ai Nove uscenti: i successori erano quindi scelti dall’alto, per cooptazione, con regole precise di incompatibilità e di ineleggibilità per parenti e predecessori, in modo da assicurare ampia rotazione ed evitare concentrazioni di potere.

Il Governo dei Nove durava in carica solo due mesi, e qui sta forse la particolarità di Siena. Infatti, forse, non esistette una rotazione così veloce in nessun’altra città di Italia. Il Consiglio Comunale era presieduto dal Podestà che metteva in votazione l’Ordine del Giorno, predisposto dai Nove stessi.  Naturalmente c’era già la Biccherna e la Gabella, ma quelli erano organi a sé stanti, che avevano un funzionamento e dei meccanismi diversi, con cui i Nove dovevano “solo” rapportarsi.

I Nove erano quindi guelfi, mercanti o della “gente di mezzo”, cioè del ceto medio, bottegai, artigiani. I magnati ne erano esclusi e i cavalieri, i dottori di legge e di medicina, i notai, anche se di famiglia popolare, tutti considerati quindi troppo legati a magnati e cavalieri e capaci quindi di prevaricare gli interessi dei cittadini “normali”.

Il Governo dei Nove è passato alla Storia, non solo senese, per la grande opera compiuta in sessant’anni al livello culturale, artistico, infrastrutturale, di opere pubbliche. Sarebbe qui lungo dire tutte le cose realizzate. L’assetto urbanistico e achitettonico della città e di Piazza del Campo, così come la vediamo oggi, il Santa Maria della Scala, le opere di Palazzo Pubblico, di Ambrogio e Pietro Lorenzetti, che periranno entrambi durante la peste nera del 1348. E ancora Simone Martini e Duccio di Buoninsegna. Ancora una volta argomenti che proveremo a trattare nelle varie ricorrenze, tenendo conto che non siamo storici, ma solo umili appassionati.

Vi lasciamo con un documentario andato in onda a RaiStoria (Il Tempo e la Storia), con il professor Alessandro Barbero e il professor Duccio Balestracci, quest’ultimo esimio professore dell’Università di Siena. Un documentario sull’epoca dei Comuni, sulle lotte tra guelfi e ghibellini, sul Governo della “gente di mezzo” e, ancora, sull’evoluzione storica del perenne conflitto tra classi sociali. Il tutto inframmezato dalla peste nera del 1348 che sconvolse il mondo medievale, come nessun’altro evento. Sulla peste nera, anni addietro scrissi un capitolo nel nostro sito partner ilpalio.org. Se volete leggerlo, ve lo linko qua sotto.

Per scrivere questo post ho consultato come fonte: “Storia di Siena dalle origini ai giorni nostri”, di Mario Ascheri, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, Pordenone 2013

Buona visione!

Fabrizio Gabrielli

Breve Storia di Siena, tratta dal sito ilpalio.org

La peste nera del 1348

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